lunedì 22 dicembre 2008
no more doubts
e, pur non scorgendo soluzioni nel voler gestire voglie e carenze, la carezza del contatto, delle parole e della lingua, mi fanno accantonare possessività e sacrificio. non ho più dubbi, la lontananza non è come il vento e non ho nulla da rodere se non il presente, ma mi cullo nel piacere che è stato e che potrebbe essere. ritorno ad una coppia adolescenziale, ma disinvischiata dalle catene. sola forse ora, ma sorrido.
domenica 7 dicembre 2008
casa
venerdì 5 dicembre 2008
barche e mirtilli
impantanata nella neve e nel fango di una torino bianca e grigia, alterno momenti di entusiasmo a discese oltre l'acheronte. ho perso per strada attimi di cui avrei voluto scrivere , assimilati nel tessuto nervoso molto più profondamente di quanto serva per emergere con la memoria. senza meta ne guinzaglio, mi muovo su una scacchiera impazzita, come se la psilocibina ne alterasse i colori e le forme. legami e visages impregnati in un sorriso, evento inatteso di bevute e regali, scoprire la brina e l'azzurro dietro nuvole e montagne. persone che inattese mi parlano di mirtilli e more durante un concerto e barche e ponti in una festa. se fosse estate si avvicinerebbe il mattino, nel cuore dei mesi freddi ancora qualche ora di buio mi aspetta, ho sonno ma una voglia incompiuta e difficilmente realizzabile in sintassi e morfologia mi costringe a sfruttare gli ultimi minuti di una batteria che si scarica.
giovedì 13 novembre 2008
ciciciqui
il ritorno in città mi pone al piano di un topolino di campagna che, con occhi sbarrati e vivi, cerca di immmagazzinare tutti i colori, le luci di strade e case, l'aria calda del giardino lasciando in secondo piano sulla retina le stelle della notte senza lampioni, le foglie di una strada senza asfalto, le case in pierre e la riviere che scorre. in fondo, si chiede il topolino disorientato, che differenza c'è tra sentire lo scrosciare di un torrente fuori dalla finestra appena prima di dormire e entendre les ouvriers e l'usine ronzare nella notte arancione?
sto bene, sto male, non so piu come stare
non studio, non lavoro, non guardo la tivu, non vado al cinema non faccio sport
domenica 28 settembre 2008
grigio torino
Smog grigio che incolla la pelle ed i pensieri, senza il mistral a spazzare via il fumo delle fabbriche che producono adonf (perché il fumo di une usine che brucia o un carcere dato alle fiamme non è grigio: il nero svetta sulle macerie delle sbarre), senza i gabbiani a rubare il pesce al mercato (ed è inutile il confronto con i corpi tozzi dei piccioni alla ricerca di briciole), senza le persone ingabbiate da mode, sostanze e vuoto, mi manca la vita in un quartiere popolare di una città di mare, senza honte nel cercare tra i cassonetti (perché sì, sarà anche quello che vogliono da noi, ma ingabbia meno del produci-consuma-crepa), a rubare gasolio e biciclette e preferire lo dspi a una coca di merda che non sa di niente, senza bisogno di schiacciare chi ti cammina accanto (e perché no, fermasi a parlareee). Senza la fighetteria di muri a bolla e colori precisi, grappa che cartonne e trentacinque euro per una maglia sono pochi confronto novanta di un grammo di quella merda che ti pigli per crederti migliore. Qui il freddo mi penetra dentro, e occupare non è per vivere ma per farsi vedere. Vedere, forse da una città che comunque cammina nei suoi impermeabili beige e nei pickpocket dei tram umidi, che inizia il turno alle cinque e lo smette che è troppo stanco per pensare, che non gioca a pallone per strada, che non beve un thè verde e una birra, guardandomi passare dopo lavoro, che non vende olive e harissa, che si nasconde per drogarsi perché ha paura di essere chiamato drogato (ma non è abbastanza facile capire che condividere evita le etichette). E se è difficile spiegare cos'è una teci, mi accorgo che il fumo del toeush ha il colore della brown. E non è questione di grigio o marrone, è questione di vita o di morte (anche i funghetti sono del colore della terra, come ubuntu e le shit).
giovedì 14 agosto 2008
adonf
martedì 1 luglio 2008
trainspotting
ho le narici e le sinus intasate per il catarro dell'aria condizionata dei treni, mal di testa per lo stesso motivo ed un'incazzatura che sale, internet che scade, bisogno di un cesso.
cio non toglie che io stia bene, cullata dal caldo e dalla brezza deglia alberi, contenta di aver vagato kilometri ed ore trovando sempre qualcuno che mi vuole bene, riuscendo a condividere momenti ed attimi. ma non sono (piu) dell'umore giusto per parlarne. ora vado a guardare i treni passare, ma "tutta la droga é finita", cazzo.
giovedì 29 maggio 2008
lodio
e se scrivo di spiagge e sensazioni é perché cerco di abbatterla la merda che mi circonda, ma sovente mi riesce solo di spazzarla via, in un angolo. e posso illudermi a momenti che non ci siano sbirri ad ascoltare il mio telefono, che a nessuno sia mai venuto in mente di foutre un gps nella mia bagnole, che non sia ancora nato chi vorrebbe vedermi dietro le sbarre o vedermi crepare lavorando dietro ad una scrivania. e non voglio cadere nella paranoia di gabbie psicologiche dans le quali vorrebbero farci vivere. perché, alla facciazza loro, facciamo sesso e mangiamo bene, fottiamo e beviamo del buono, abbiamo di che divertirci e star meglio, abbiamo a riprenderci il nostro tempo, godendoci i cieli azzurri ed il mare, le città, un potager biologico, punk harcore a ritmer le serate. e vaffanculo
barbelé
il grigio delle città di mare mi ha raramente rattristato, ma il verde delle foglie di un jardin mi ha reso più felice
grande piaule et je me dis sono fortunata , come se non me la fossi presa con i denti e con le unghie
ma c'é a chi morsi e graffi non bastano contro manganelli e menottes, un giorno arriveranno anche tra i miei muri rossi e viola gli sbirri, con le loro cazzo di bandiere tricolori che non cambia nulla se c'é del verde o del blu e si vedrà. calpesto tutti i giorni marciapiedi di una città in cui non sono nata, evado le tasse di un pays che non sarebbe il mio. ma non sono straniera come chi é stato macaroni prima di me in questo stesso quartiere, qualche decennio fa; non sono straniera come chi, pur essendoci nato, in queste strade in pendenza, ha una pelle che lo marca; non sono straniera come chi, come me, occupa e squatte gli spazi vuoti ma ha gonne colorate ed é rom; non sono straniera come chi, per il mio stesso delitto -l'aver attraversato un confine-, viene recluso e rispedito a destinazione. non penso nella stessa vostra lingua, cazzo di burocrati, condannata ad un melange di immigrata, ma le vorrei vedere tagliate le vostre e vorrei vedervi correre disperati come le galline decapitate. come polli senza collo e come voi lasciate crepare e ammazzate. come il tunisino che avete ucciso in un cazzo di cpt a torino, imprigionato senza cure (ma forse la morte é dovuta ad un'overdose d'hashish - iniettatevi voi la merda che ci lasciate e moriteci) , vous l'avez butté vous il ragazzo che é scappato dalla garde a vue, vous l'avez tabassé vous le gar che ha cercato di riprendersi la libertà che merita, fuori da un centre de retention, li avete sgomberati voi i campi occupati da rom che terrorizzano il quartiere con la loro diversità. sogno mia sorella che preferirebbe la morte a venir arrestata da una banda di digos cocainomani, io preferirei la morte della sbirraglia, tout court. sento la mano di quel mastino bavoso di crs che mi attanaglia il braccio che mi urla "i documenti" e si chiede il perché del mio odio se posso tendergli una patente italiana. mi minacciano che la prossima volta faranno sul serio e non saranno gentili, me le prendero' le botte che merito per stare in strada e frequentare brutta gente. il cpt brucia, ma bruciasse davvero con tutti i matôns, les barraux e le griglie.
martedì 27 maggio 2008
ostriche e stagnole
e restare nel letto, il grigio di una domenica nauseante che ricorda quelle di qualche anno fa, un kebab e il mare, la spiaggia con vento e di sera, le ostriche sul béton, il vino bianco, la vidange, la chiave alene che non é mai quella giusta
non so se trovero' ancora la voglia di perdermi tra lettere e parole, sfumature che non ho più envie di cercare, taxiphone che non so se paghero', ma spero di riuscire a trovare la serenità di una frase ben scritta, di un pensiero che non sfugge
vorrebbero relegarci ai margini, diritto umano al fango ed alla merda, mais hanno dimenticato che l'antifrance prefère le luxe à la misère. il lusso di fottersene di margini e centri creati in loro funzione, il lusso di prendere le piramidi sulla cui vetta si credono e stritolarle fino a vederle émiettarsi.
sabato 19 aprile 2008
eroïne: un somnifère pour enfants
come non lo saranno mai
m'immagino i fichi fuori della finestra
brillare opachi (al grigio perla di nuvole ventose)
verde d'aprile di foglie bagnate, pioggia
che si unisce al mare
e umidità maschera lacrime sulla faccia
grigioverde non nel caffe al mattino ai neon di una piola di graniglia giallastra,
ma nel sangue tutta la giornata
ravanelli e zuppa au pistou
ne voglio di più
lunedì 7 aprile 2008
e mio fratello che grandisce e capisce, fumo in fumo, l'ingegnera ingenua che passa a bere un thè
non voglio partire per non pensare, ma per poterlo fare senza scheletri che emergono dalle parole sparse, senza obblighi che mi invischiano e con qualcuno che mi abbracci forte, vorrei partire subito e mi sento i piedi cementati in una melma che non si stacca.
E je ne sais pas: nous voulons tout strizza l'occhio dall'alto del cornicione e mi sembra rispecchiare la congerie turbinosa di contrasti, vecchi lontani e distanti mi perseguitano nel grigio incolorabile di questa città industriale in cui anche gli operai sono morti.
mi risale impregnante la paranoia, immaginare nero e schianti, fiato che mi manca e vorrei, vorrei non dover essere partita, perchè ne ho basta di lasciarmi comandare da doveri che vorrei stringere fino a distruggere e spezzare, anche se troppo spesso mi sembrano lame di rasoi. sono stufa del livello topico dei miei scritti, ma non so come altro arginare la ricorsività se non con smettere di fingere di non rompermi i coglioni a scrivere cazzate. eppure, un anno fa non mi sentivo meglio, striturata e compressa, ma è troppo facile abitursi a star bene e liberi che qundo vedo un guinzaglio, posso anche aver deciso di mettermelo da sola, ma ha un odore putrido più acre delle catene arrugginite.
lunedì 10 marzo 2008
ortiche, quartieri, roquette e concerti
calendari ed incasellamenti, come al solito li lascio a chi marcisce sui moduli da compilare e non so se sia passato un mese, da quando siamo entrati nella nuova casa.
ma poco importa il tempo, una scheda wireless ancora incapace di criptare abbastanza traffico per crackare la chiave wep dei vicini, i muri su cui non è totalmente sparito il marrone ed il beige. torno in una giornata di sole, sotto un cielo azzurro, la stazione calda , ma é cosi' lontano. sabato notte anche e poi troppo troppo che non puo' essere setacciato da una tastiera. strane sensazioni, talvolta, i godet sono i miei cagnolini che lascio morire per la mia demotivazione postanfe. vorrei andare da un dottore per chiedere della mia spalla, ma se ci lavoro, so che é un reumatismo da giovane é nulla contro una leucemia da piccolo. e ho un dolce massaggio all'olio di cocco, con la piloerezione a sentirmi mischiare "je", "trace de speed" e "taper". e i keufs che mi chiedono se ho bevuto (e non ci credo che basta dirgli di no, per poter partire), quando guido senza piena consapevolezza chi ha occhiali e nocche sporche di sangue. fare la spesa per gli altri non significa choper le tchi de la tesi, rubare vernici e colori, strappare affiches elettorali ed rientrare in una casa occupata. giardino d'ortiche e ciboulette, il basilico muore, ma il risotto é buono quanto la zuppa. una camera ancora dalla tapezzeria a fiori, ma giuro, non basta a scalfire la mia serenità. e giovedi' il processo e venerdi' una visita che rimando, ma mi riempie di astio. so che abbandono troppo ai miei neuroni che volano spazzati da una vita che non é studio matrimonio e chiesa, ma me ne fotto.
giovedì 21 febbraio 2008
ma la casa dov'è?
martedì 19 febbraio 2008
traducendo....
Toi, qui hais la france, ses lois, ses flics, son armée, ses juges, ses
maîtres et ses esclaves zélés, ses écoles, ses usines, ses commerces,
ses églises, ses villes et ses campagnes, ses morales et son bon sens,
ses hypocrisies, son hygiénisme et sa bêtise crasse, ses rôles... agis !
A coup de sarcasmes, à coup de pierres, à coups de schlass, à coups
de bâton, à coups de cocktails molotov, à coups de vice, à coups
d’émeutes, à coup d’incendies, à coups de fusils ; fraude, vandalise,
vole, pille, sabote, incendie, détruit, conspire, frappe.
Frappe la France, au coeur, à la tête, au portefeuille, aux couilles et
aux jambes, frappe avec le couteau de l’assassin, agis maintenant,
venge-toi ! déserte la France et ses foules de solitaires, rejoins l’anti-
France et ses styles de vies scandaleux ; l’anti-France crache dans la
soupe ; l’anti-France vole pour ne jamais travailler. L’anti-France
frappe les flics à terre (ou à vélo). L’anti-France préfère le luxe à la
misère. L’anti-France attend son heure, dans l’impatience. l’anti-
France s’arme et s’organise. l’anti-France venge ses morts et attaque
les prisons. L’anti-France brûle des voitures le 14 juillet, le jour de
l’an, et le reste de l’année. L’anti-France détruit les couples. L’anti-
France boit la coupe jusqu’à la lie. L’anti-France glande et prend de
la came. L’anti-France est une section de l’anti-monde. L’anti-France
n’a pas de papiers. L’anti-France n’existe pas, elle est dans l’air, c’est
pourquoi elle est partout. L’anti-France n’a pas de revendications car
l’anti-France est encore vivante. L’anti-France, c’est la gangrène,
aujourd’hui étouffée, décriée, demain triomphante. Rejoins l’anti-
France, multiplielà.
Le seul risque que tu cours, c’est de ne pas mourir pauvre.
Tu che detesti l’italia, la francia, le loro leggi, i loro sbirri, i loro eserciti, i loro giudici, i loro capi ed i loro servi zelanti, le loro scuole, le loro fabbriche, i loro negozi, le loro chiese, le loro città e le loro campagne, la loro morale ed il loro cazzo di buonsenso, le loro ipocrisie, il loro igienismo di merda, i loro ruoli, la loro vomitevole idiozia…AGISCI!
A colpi di sarcasmo, di sampietrini, di coltelli, di bastoni, di molotov, di vizio, di scontri, di incendi, di fucilate: imbroglia,vandalizza, ruba, saccheggia, sabota, incendia, distruggi, cospira, ATTACCA!
Attacca al cuore, alla testa, al portafoglio, ai coglioni ed alle gambe, attacca con il pugnale, agisci ora, vendicati!
Diserta l’italia, la francia e le loro folle di solitari, raggiungi l’antimondo ed i suoi stili di vita scandalosi. L’antitalia ti sputa in faccia, l’antitalia ruba per non lavorare mai, l’antitalia attacca gli sbirri anche a terra, l’antitalia preferisce il lusso alla miseria, l’antitalia aspetta il momento propizio nell’impazienza, l’antitalia si arma e si organizza, l’antitalia vendica i suoi morti e attacca le prigioni, brucia le macchine il due giugno, a capodanno ed il resto dell’anno. L’antitalia distrugge le coppie, l’antitalia va fino in fondo, l’antitalia cazzeggia e si fa, l’antitalia è solo una delle sezioni dell’antimondo, l’antitalia non ha documenti, non esiste, è nell’aria perché è dovunque, non ha rivendicazioni perché è ancora viva, è feccia oggi soffocata, derisa e domani trionfante.
Raggiungila, il solo rischio che corri è di non morire povero.
lunedì 18 febbraio 2008
(s)bocciato
sabato 9 febbraio 2008
ça y est
domenica 3 febbraio 2008
toujours la...kesk c erasmus?
il sole sparisce sempre più tardi, esco da una scuola che inizio davvero ad odiare per tutto quello che rappresenta ed incomincio ad apprezzare per l'umanità che trasmette e vedo il vetro dei palazzoni rifatti a nuovo brillare. un piumone caldo ed un abbraccio, un sorriso ed un bacio per iniziare al giornata ancora mi lasciano felicemente étonnée. e fare l'amore svegliandosi, attenti ai rumori perché solo una tenda a righe ci divide dalla sala ordi, rifarlo fino alla sazietà (momentaneamente lunga auparament), fumare insieme, carezze baci e parole ed iniziare chaque un sa journée. lasciare in cucina una palla di pasta brisée, ritagliare un carnet tra cuoio e serigrafia e regalarlo con piacere. fa troppo caldo in questo internet cafè, esco in una sera qui vient just de commencer.
martedì 15 gennaio 2008
chicken wings
domenica 6 gennaio 2008
brouillons felici
aspetto un'auto che so che non sostituirà una bici viola e nera sparita tra i furti dell'anno
ingoio timo e zenzero per soigner la mia gola che ancora porta strascichi di placche, guardo il sole in giardino nascondersi dietro la casa, bevo marsiglia dall'alto della stazione, con le scalinate in pietra di cassis e notredame de la garde sul fondo, i gabbiani tra le nuvole e l'azzurro, un biglietto del treno all'ultimo, unghie nere e scarponcini, un furgone ed il mare, il vento e le onde, i pini verdi e la roccia bianca, il cioccolato ed il vino, i caffé, i baci e la voglia senza sapere perché...riconoscere con piacere una voce al telefono e questa volta mi immagino anche gli occhi, la barba e l'orecchino ed le dita che si incrociano passando una canna...sto bene, il tempo passa e neanche capisco il giorno che siamo, forse dovrei ritornare sui banchi, ma spero di avere la motivazione ti restare quanto mi serve sui libri per riniziare a vivere, torino sullo sfondo é un po' più grigia, anche se sento la voce da cui non posso staccarmi che mi dice che dovunque sono la benvenuta...e vedremo dove andro...il calndario, quello del lavoro, delle istiuizioni, del tempo borghese di merda non mi interessa e non mi scalfisce, ma un anno passa giorno dopo giorno, con il sole che spunta dopo una nottava svegli e cala quando ci si sveglia e duemilaotto o nove non importa, spero di continuare a sorridere...come tutti quelli che mi stanno accanto e a cui voglio bene... --che fine sdolcinata, che mi prende?---