lunedì 26 ottobre 2009

secco sporco



goufres temporali mi impediscono di pensare che potrei anche scrivere un post, sentendomi obbligata a raccontare le migliaia di secondi che mi dividono dall'ultimo attimo fissato. ma, anche se cronologico, il passare del tempo non è un fil rouge, ma una matassa aggrovigliata con cui sto giocando come un gatto. eppure, senza nulla spartire con un animaletto peloso, non è istintivo divertimento, carineria ed entusiasmo innato che mi spingono irrequieta ad intricarmi tra lacci e spaghi che troppo mi imbrigliano. tepore di un risveglio su un marciapiede, ho i muscoli scricchiolanti e le ossa che sferragliano, devo dare da bere al prezzemolo e ritornare a cercare una pianta di caffè. guardo attorno le dita che scrivono su quadretti perfetti, e mi rendo conto di non riuscire a lavare le mie. mi fanno male le mani: negli incavi lasciati dalla pelle secca il nero si infiltra senza poterlo mai lavare. mi fanno male le mani, ma non so se è perchè ho smesso di usarle o se è per averle usate troppo. mi parlano le mani e non so se essere contenta di quello che mi dicono. mi addento le unghie che sanno di sale per i rimpianti che non so evitare, mi arraffo le pelli perchè non so strappare l'ignavia dalla mia testa. fondendomi ho paura a lasciarmi vedere senza intelletto a fare da tramite, eppure sarebbero sufficienti i bozzetti impressionisti che transitano sulle mie cornee a farmi star bene. dell'emmedì pourri che non mi fa parlare, al freddo dietro una stufa spenta e senza voglia di dormire, voglia di essere sempre dove non sono, le persone mi mancano e le vorrei vedere tutte insieme come in uno di quei sogni che ho fatto, a cercare di arraffare una riga che scompare in una casa dalle mille stanze senza porte e con persone che non si sono mai viste ma mi conoscono banchettare insieme con torte al burro di مراكش e bere rachacha di papaveri bianchi. come in una festa di quelle vere, anche se è sempre troppo difficile capire cosa è davvero vero e cosa non lo è.