sabato 4 settembre 2010

vortici ed emisferi

crampo all'intestino a segnare che forse non è cambiato nulla
o forse è tutto diverso
piango lacrime più ipocrite a piangere qualcuno che si è fatto impiccare dalle sue stesse interiora, io che mi macero nei sensi di colpa per un foglio che non riesco a macchiare di inchiostro putrefatto
sola dentro una stanza ed anche fosse per sfiorarmi con una mano non toglie nulla al baratro di quanto mi manchi una vita in collettivo, di quanto invece rimbombi nello squallore una vita fatta di corsi in piscina con i buoni caf e dieci ore di lavoro di cui nemmeno rivendico uno sporco avanzo di panettone fuori stagione. forse l'atmosfera rarefatta di sorrisi infedelmente vasti mi da i brividi e mi fa sboccare più non quando faccia una striscia grisiccia che rifiuto ma sbianchisce gli zigomi appuntiti di chi mi sta di fronte su un divano sgualcito dai peli da cane.
non prendo a pugni il pc perchè altrimenti non riuscirei più a scrivere, ma il mio stomaco si blocca attorcigliato come uno strofinaccio sporco e sudicio. uno scarico del lavandino che si importa il nero delle mie mani sempre nello stesso senso, perchè se non sono capace a cambiare di bled, figuriamoci di continente! non mi bastando quattro robanomani squattrinati attorno, rivoglio la casa infestata di pulci e defonce, di embrouilles e le calanques non troppo distanti da poter ammirare i pesci colorati galleggiando nell'alcol (e rivedere un tale sei mesi dopo neanche ballando tristemente della fredda cumbia). e mi chiedono se ho figli e mi chiedo se ne avrò mai, nati attraverso un anello che mi ingombra la vagina. devo provare a masturbarmi al suo dei truce anche se non sono loro nonna in un bosco (e non ho un poster di vasco).
nulla è cambiato nella facile autoaccusa di una responsabile insensata, divoro passiflora e tiglio sapendo che fanno un cazzo alle mie trippe arrabbiate manco se me li facessi in vena con una spada da cavallo.