lunedì 23 novembre 2009

mi sfugge tra le dita (il titolo)

occhi sbarrati in una notte insonne, ombre azzurre spezzate dai muri, caldo e freddo, fame e sonno. l'ora scorre, un appuntamento mi attende per mettere al bando ormoni e scadenze settimanali, ma non riesco a dormire, dispersa in un reportage di un iran ancora persiano.
affascinata leggo la brochure del master in antropologia in francia, forse avre dovuto insistere, forse sbaglio sempre nel decidere. e se una volta avevo uno zaino in un armadio, avvolto nel cellophane dei sogni di un viaggio, ora lo è stesso sac a farmi da ante e scaffali, persa in una perigrinazione senza chilometri ne' musiche nuove. turbata, come il mio stomaco dopo un cassoulet troppo asciutto, non so se dovrei ricorrere ad uno sciroppo per la tosse per dormire, come fantasticavo arrivata in una città sconosciuta, dalle case con i muri rossi e gialli (e le persiane verdi), il mare in un giorno di autunno, la sabbia grigia ed il mare che la riflette, con una bomboletta scarica che galleggia incuriosendo i gabbiani. pioggia tra i vicoli e le cattedrali a striscie, un piatto di trofie al pesto ed il povero deandrè che aleggia in una via del campo presentatami sotto un ombrello. per andarmene c'è il sole, i container sono più rossi, il porto anticamente di vetro ed acciaio non piange più come a rimpiangere di aver lasciato salpare un colonizzatore. il mare schiuma si bianco e sabbia in sospensione contro gli scogli di tutta la riviera. al suono di "le dur reconfort d'un grand verre d'alcol fort" mi lascio portare tra strade tortuose e chilometri che scorrono lenti, tra qualche palma mal acclimatata e gli schizzi di una mareggiata tranquilla. e varco il confine senza nemmeno avere il tempo di pensare alla nizza in tinte blue e nere di qualche anno fa, sperduta nello scuro di una notte che si stende sulla national sept. e quando arrivo possiamo condividercela in due la grappa invecchiata sul tavolo della cucina, diversi gionri, come i caprini senza additivi. un'auto che non funziona, grasso sulle mani che dovrebbero girare le pagine di libri spessi. e in realtà non faccio nient'altro che aspettare l'arrivo alla stazione, per poi finire nella baia delle scimmie, con il sale sul parabrezza. ed ora son qui, perchè non ho di meglio da fare altrove, se non lasciarmi tentare da una voce a cui non ho voglia di cedere. e senza pensarci, alla luce precisa di un'alogena da lungo compagna, mi getto in ciò che non sono sicura di saper veramente fare, o meglio di averci trovato il senso per cui lo faccio. ed ho fame dopo un po' di purè e riso, ma è proprio il caso che dorma.