giovedì 21 febbraio 2008

ma la casa dov'è?

c'è chi ha trascorso la preadolescenza con lo stereo acceso sugl'883 e chi, come me, srotolava cassette di jovanotti nel walkman. "e qualche volta capita che..." mi ritorni in mente qualche frammento sonoro affossato dal tempo. guardo lo zaino ed il borsone sul palchetto macchiato e senza cera, sento una voce che vorrei più vicina al telefono, mischio serate accanto ad una stufa a gas, quelle vissute in un posto appena occupato con quelle di muri che vedono squatter da una quindicina d'anni. una falsa partenza, sveglia puntata alle cinque domani, e non riesco bene a capire quando torno a casa, dove torno a casa. nelle braccia di un uomo a cui voglio bene, tra le risate e gli abbracci di amici, nel grigio di una città in movimento o nell'azzurro di una ville tranquilla? è facile scartare, tra le scelte, una casa grande e bourrée di orpelli inutili, posta ai confini di una campagna inesistente e di una città sempre più invadente, in cui le dita mi aiutano a contare gli anni depuis quand j'y veux fuir. ho riletto le parole troppo mistiche e fricchettone che accompagnano il motivetto che mi è rimasto in testa, ma forse non ho voglia di rispondere all'interrogativo, perchè casa è qui, la, senza distinzione di spazi, tempi, persone, ho (quasi) imparato a staccarmi dalle cose e vivo leggera, con uno zaino come mongolfiera. buon viaggio

martedì 19 febbraio 2008

traducendo....

Toi, qui hais la france, ses lois, ses flics, son armée, ses juges, ses

maîtres et ses esclaves zélés, ses écoles, ses usines, ses commerces,

ses églises, ses villes et ses campagnes, ses morales et son bon sens,

ses hypocrisies, son hygiénisme et sa bêtise crasse, ses rôles... agis !

A coup de sarcasmes, à coup de pierres, à coups de schlass, à coups

de bâton, à coups de cocktails molotov, à coups de vice, à coups

d’émeutes, à coup d’incendies, à coups de fusils ; fraude, vandalise,

vole, pille, sabote, incendie, détruit, conspire, frappe.

Frappe la France, au coeur, à la tête, au portefeuille, aux couilles et

aux jambes, frappe avec le couteau de l’assassin, agis maintenant,

venge-toi ! déserte la France et ses foules de solitaires, rejoins l’anti-

France et ses styles de vies scandaleux ; l’anti-France crache dans la

soupe ; l’anti-France vole pour ne jamais travailler. L’anti-France

frappe les flics à terre (ou à vélo). L’anti-France préfère le luxe à la

misère. L’anti-France attend son heure, dans l’impatience. l’anti-

France s’arme et s’organise. l’anti-France venge ses morts et attaque

les prisons. L’anti-France brûle des voitures le 14 juillet, le jour de

l’an, et le reste de l’année. L’anti-France détruit les couples. L’anti-

France boit la coupe jusqu’à la lie. L’anti-France glande et prend de

la came. L’anti-France est une section de l’anti-monde. L’anti-France

n’a pas de papiers. L’anti-France n’existe pas, elle est dans l’air, c’est

pourquoi elle est partout. L’anti-France n’a pas de revendications car

l’anti-France est encore vivante. L’anti-France, c’est la gangrène,

aujourd’hui étouffée, décriée, demain triomphante. Rejoins l’anti-

France, multiplielà.

Le seul risque que tu cours, c’est de ne pas mourir pauvre.


Tu che detesti l’italia, la francia, le loro leggi, i loro sbirri, i loro eserciti, i loro giudici, i loro capi ed i loro servi zelanti, le loro scuole, le loro fabbriche, i loro negozi, le loro chiese, le loro città e le loro campagne, la loro morale ed il loro cazzo di buonsenso, le loro ipocrisie, il loro igienismo di merda, i loro ruoli, la loro vomitevole idiozia…AGISCI!

A colpi di sarcasmo, di sampietrini, di coltelli, di bastoni, di molotov, di vizio, di scontri, di incendi, di fucilate: imbroglia,vandalizza, ruba, saccheggia, sabota, incendia, distruggi, cospira, ATTACCA!

Attacca al cuore, alla testa, al portafoglio, ai coglioni ed alle gambe, attacca con il pugnale, agisci ora, vendicati!

Diserta l’italia, la francia e le loro folle di solitari, raggiungi l’antimondo ed i suoi stili di vita scandalosi. L’antitalia ti sputa in faccia, l’antitalia ruba per non lavorare mai, l’antitalia attacca gli sbirri anche a terra, l’antitalia preferisce il lusso alla miseria, l’antitalia aspetta il momento propizio nell’impazienza, l’antitalia si arma e si organizza, l’antitalia vendica i suoi morti e attacca le prigioni, brucia le macchine il due giugno, a capodanno ed il resto dell’anno. L’antitalia distrugge le coppie, l’antitalia va fino in fondo, l’antitalia cazzeggia e si fa, l’antitalia è solo una delle sezioni dell’antimondo, l’antitalia non ha documenti, non esiste, è nell’aria perché è dovunque, non ha rivendicazioni perché è ancora viva, è feccia oggi soffocata, derisa e domani trionfante.

Raggiungila, il solo rischio che corri è di non morire povero.




lunedì 18 febbraio 2008

(s)bocciato

apro gli occhi prima dell'alba,tra i fiori di un papierpain vetusto e scollato, cerco d farmi perdonare con un bacio, ma non è la mia lingua che mi sorprende lasciando una vecchia auto dont la plaque est italienne. la coda per un biglietto che non paga nemmeno un terzo del tragitto, lepagine disiluse di un izzo triste scorrono con i chilometri. il mare oltre il finestrino, riflessi di barche ed onde sul vetro. neve nei campi addentando un panino e vedo un ponte rosso e non posso lasciare il rimorso per non essermi avvicinata di più ad assaporare il gusto innocente di una notte diciasettenne. mi scollo dalle pagine per sognare come sarebbe potuta andare e magari...scendo in una torino fredda e grigia in cui mi trovo un po' disorientata tra le lingue che non capisco. una casa occupata e c'è un posto per me senza bisogno di chiederlo, un caffè buono e il caldo incredibile di una sala d'attesa di un dentista che puzza di disinfettante. cammino nella notte scura e salgo su una metro che non mi ricordavo neppure esistere, marmo luccicante e senza idee per saltare il vetro. saluti, baci ed abbracci, nemmeno mi stupisco di essere approdata tra gli amici pirati, le stufette al caldo, il cibo, il vino ed il fumo ed un letto caldo accanto al fuoco. squallore di quartiere riempito dalla voglia di effacer dai nostri giorni la banalità cupa, mattinata fredda ed ozio tra i tamarretti che per una volta vorrebbero essere come noi. un taxiphone strano e devo combattere contro l'istinto di parlare franscese, anche se è al di la delle alpi che so che qualcuno ha affiché uno striscione autoreferenziale e qualcun'altro sembrerebbe quasi non rispondere al telefono. tappa obbligata all'enoteca, l'accento piemontese mi fa male alle orecchie, neh. il grigio è nel cielo, sui muri senza graffiti, nei capelli dei vecchi e negli occhi della gente. un controllore da cui riesco a fuggire e che mi fa camminare al freddo di luserna grigia e sporca. ed arrivare, ma senza quella meta sulla piazza buia di un paesotto ed adocchiare i cadenas delle biciclette. una cena in famiglia cn i piedi sui bancs e la esta altrove. una pizza troppo cotta, distratta dal vino senza far caso al forno. e ricevere bucce di arance addosso, dall'altra parte del tavolo e quasi non crederei che forse è passato più di un anno, no fosse che l'insicurezza la sto buttando poco a poco, zavorra che cade dalla mongonfiera dei giorni che scorrono. e lo sa che ho il ragazzo, ma in fondo ho imparato a parlare e guardare negli occhi senza sbrodolare voglia. ed un attimo di incertezza prima della bise, perchè "tanto tempo fa mi avevi promesso"...ma sento eisntein dirmi che il tempo è ciò che l'orologio misura ed l'orologio può essere n'importe quoi. perchè non mi basta etre bien sur le zerosix quatreving... per riuscire a distinguere con chierezza ciò che c'è stato e cosa no e cosa forse vorrei ci fosse. sfumo tatuaggi e piercing, senza riuscirli ad abbinarli ai capelli ed alla barba giusta. "perchè sei innamorata, no?" e mi chiedo quanto giochi l'anarchia nel volersi ritagliare spazi propri, a non sentire il bisogno di camminare mano nella mano (e già sottobraccio sembra un oltraggio), sì, amo, amo il sugo sulla pasta finchè non è finito non so mai dire basta...e quando è ancora in pentola a bollire lontano dal mio piatto mi viene da chiedermi se ne sono ugualmente attratta. perchè ogni singolo centimetro di queste strade, di quei marciapiedi, le ho varcate troppe volte senza nient'altro che me e mi fa strano pensare che a qualche centinaio di chilometri d qui ci sia il sole, il mare ed un vecchio ragazzo con cui amo perdere il mio tempo.

sabato 9 febbraio 2008

ça y est

ça y est, c'est parti...ci siamo. sento al telefono di una nuova occupazione in italie, penso agli amici sul tetto e a quelli a terra, alla frenesia dei primi stencil a bomboletta e alla polvere da spazzare, la luce, l'acqua, la cucina precaria, la voglia di smuovere e di creare. e nel giardino di questa caso occupata da un po', mi preparo ad appiccicare una nuova esperienza al mio cv squatter. per il momento mi attende una recup di pane, nel prossimi giorni non so cosa avro' davanti. un cerchio e un fulmine sembrano marchiarmi il cuore...

domenica 3 febbraio 2008

toujours la...kesk c erasmus?

abbandono il blog al suo destino, lasciandogli il malinconico compito di annotare le mie rare tristezze. perché quando esco al cielo di questa città in cui l'azzurro non sembra finire mai neanche penso al bisogno di appiccicare su un carnet virtuale la mia estasi impalpabile
il sole sparisce sempre più tardi, esco da una scuola che inizio davvero ad odiare per tutto quello che rappresenta ed incomincio ad apprezzare per l'umanità che trasmette e vedo il vetro dei palazzoni rifatti a nuovo brillare. un piumone caldo ed un abbraccio, un sorriso ed un bacio per iniziare al giornata ancora mi lasciano felicemente étonnée. e fare l'amore svegliandosi, attenti ai rumori perché solo una tenda a righe ci divide dalla sala ordi, rifarlo fino alla sazietà (momentaneamente lunga auparament), fumare insieme, carezze baci e parole ed iniziare chaque un sa journée. lasciare in cucina una palla di pasta brisée, ritagliare un carnet tra cuoio e serigrafia e regalarlo con piacere. fa troppo caldo in questo internet cafè, esco in una sera qui vient just de commencer.