lunedì 18 febbraio 2008

(s)bocciato

apro gli occhi prima dell'alba,tra i fiori di un papierpain vetusto e scollato, cerco d farmi perdonare con un bacio, ma non è la mia lingua che mi sorprende lasciando una vecchia auto dont la plaque est italienne. la coda per un biglietto che non paga nemmeno un terzo del tragitto, lepagine disiluse di un izzo triste scorrono con i chilometri. il mare oltre il finestrino, riflessi di barche ed onde sul vetro. neve nei campi addentando un panino e vedo un ponte rosso e non posso lasciare il rimorso per non essermi avvicinata di più ad assaporare il gusto innocente di una notte diciasettenne. mi scollo dalle pagine per sognare come sarebbe potuta andare e magari...scendo in una torino fredda e grigia in cui mi trovo un po' disorientata tra le lingue che non capisco. una casa occupata e c'è un posto per me senza bisogno di chiederlo, un caffè buono e il caldo incredibile di una sala d'attesa di un dentista che puzza di disinfettante. cammino nella notte scura e salgo su una metro che non mi ricordavo neppure esistere, marmo luccicante e senza idee per saltare il vetro. saluti, baci ed abbracci, nemmeno mi stupisco di essere approdata tra gli amici pirati, le stufette al caldo, il cibo, il vino ed il fumo ed un letto caldo accanto al fuoco. squallore di quartiere riempito dalla voglia di effacer dai nostri giorni la banalità cupa, mattinata fredda ed ozio tra i tamarretti che per una volta vorrebbero essere come noi. un taxiphone strano e devo combattere contro l'istinto di parlare franscese, anche se è al di la delle alpi che so che qualcuno ha affiché uno striscione autoreferenziale e qualcun'altro sembrerebbe quasi non rispondere al telefono. tappa obbligata all'enoteca, l'accento piemontese mi fa male alle orecchie, neh. il grigio è nel cielo, sui muri senza graffiti, nei capelli dei vecchi e negli occhi della gente. un controllore da cui riesco a fuggire e che mi fa camminare al freddo di luserna grigia e sporca. ed arrivare, ma senza quella meta sulla piazza buia di un paesotto ed adocchiare i cadenas delle biciclette. una cena in famiglia cn i piedi sui bancs e la esta altrove. una pizza troppo cotta, distratta dal vino senza far caso al forno. e ricevere bucce di arance addosso, dall'altra parte del tavolo e quasi non crederei che forse è passato più di un anno, no fosse che l'insicurezza la sto buttando poco a poco, zavorra che cade dalla mongonfiera dei giorni che scorrono. e lo sa che ho il ragazzo, ma in fondo ho imparato a parlare e guardare negli occhi senza sbrodolare voglia. ed un attimo di incertezza prima della bise, perchè "tanto tempo fa mi avevi promesso"...ma sento eisntein dirmi che il tempo è ciò che l'orologio misura ed l'orologio può essere n'importe quoi. perchè non mi basta etre bien sur le zerosix quatreving... per riuscire a distinguere con chierezza ciò che c'è stato e cosa no e cosa forse vorrei ci fosse. sfumo tatuaggi e piercing, senza riuscirli ad abbinarli ai capelli ed alla barba giusta. "perchè sei innamorata, no?" e mi chiedo quanto giochi l'anarchia nel volersi ritagliare spazi propri, a non sentire il bisogno di camminare mano nella mano (e già sottobraccio sembra un oltraggio), sì, amo, amo il sugo sulla pasta finchè non è finito non so mai dire basta...e quando è ancora in pentola a bollire lontano dal mio piatto mi viene da chiedermi se ne sono ugualmente attratta. perchè ogni singolo centimetro di queste strade, di quei marciapiedi, le ho varcate troppe volte senza nient'altro che me e mi fa strano pensare che a qualche centinaio di chilometri d qui ci sia il sole, il mare ed un vecchio ragazzo con cui amo perdere il mio tempo.

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