giovedì 6 gennaio 2011

putain de redescente


dopata dal vivere collettivo, dall'eliminare confini sulle carte, nelle menti e nei corpi affaticati drogati e sorridenti, dal mandare a fanculo, tutte in una volta e senza nemmeno pensarci, le norme e convenzioni di questa società di merda mi ritrovo in un down cauchmardesco di alloggi gabbie per conigli, frustante frastuono di auto su uno schermo, di vaisselle sporca ed impilata in instabili torri, nell'ipocrisia dei migliori auguri di sto cazzo, nell'assenza dell'unica cosa che mi ci ha invischiato in questo palazzo parcellizzato ed isolato da doppi vetri ammuffiti. soffro di rabbia anche nei sogni, scagliando bicchieri di vino che partono in frantumi e da sveglia conservo i nervi come i raggi di una bicicletta sul punto di rompersi (avrei dovuto girare di 1/4 di giro a sinistra...). è terribile questa redescente nella pioggia grigia di questo paese angusto, è terribile sentirsi scivolare in una realtà, angosciata di vederla trasformarsi in una quelle parentesi che si aprono ma poi ci si dimentica di chiudere, partiti su un altra delirante proposizione. vita scandita quotidianamente, ritrovandomi grottescamente a ripetere ad alta voce unicamente quelle scenette false che si trovano sulle methodes di lingue straniere. Bonjour je voudrais une baguette, e via dicendo, con il camambert e le altre menate. e rincorro pure un regalo su una bici cigolante di tappa in tappa, senza mai approdare a niente, come un film di monicelli. mi illudo che possa cambiare qualcosa intrappolata in una rete che il giovedì, il venerdì e pure il martedì non posso che lavoro. scalpito sottopelle per accumulare kilometri, ma soprattutto storie de ouf, facce, sensazioni, orizzonti all'alba su un ponte gotico, ordinaria follia.