Smog grigio che incolla la pelle ed i pensieri, senza il mistral a spazzare via il fumo delle fabbriche che producono adonf (perché il fumo di une usine che brucia o un carcere dato alle fiamme non è grigio: il nero svetta sulle macerie delle sbarre), senza i gabbiani a rubare il pesce al mercato (ed è inutile il confronto con i corpi tozzi dei piccioni alla ricerca di briciole), senza le persone ingabbiate da mode, sostanze e vuoto, mi manca la vita in un quartiere popolare di una città di mare, senza honte nel cercare tra i cassonetti (perché sì, sarà anche quello che vogliono da noi, ma ingabbia meno del produci-consuma-crepa), a rubare gasolio e biciclette e preferire lo dspi a una coca di merda che non sa di niente, senza bisogno di schiacciare chi ti cammina accanto (e perché no, fermasi a parlareee). Senza la fighetteria di muri a bolla e colori precisi, grappa che cartonne e trentacinque euro per una maglia sono pochi confronto novanta di un grammo di quella merda che ti pigli per crederti migliore. Qui il freddo mi penetra dentro, e occupare non è per vivere ma per farsi vedere. Vedere, forse da una città che comunque cammina nei suoi impermeabili beige e nei pickpocket dei tram umidi, che inizia il turno alle cinque e lo smette che è troppo stanco per pensare, che non gioca a pallone per strada, che non beve un thè verde e una birra, guardandomi passare dopo lavoro, che non vende olive e harissa, che si nasconde per drogarsi perché ha paura di essere chiamato drogato (ma non è abbastanza facile capire che condividere evita le etichette). E se è difficile spiegare cos'è una teci, mi accorgo che il fumo del toeush ha il colore della brown. E non è questione di grigio o marrone, è questione di vita o di morte (anche i funghetti sono del colore della terra, come ubuntu e le shit).