martedì 28 aprile 2009

beneee

gocce salate dal viso a causa dei muri troppo bianchi e degli stucchi sopra gli occhi. turisti e militanti, accomunati soltanto dall'essere stranieri in una terra di cinghiali e castagne, entrambi restano et au final c'est un cassage de couilles. ma duecento e qualche chilometro di quatre-vois bastano a dipingere d'azzurro il cielo, bianche le rocce e verdi i pini marittimi. le ginestre in fiore lungo la strada, il viola di qualche pianta mangiabile ma sconosciuta (devo gettare un occhio a sauvages et commestibles), i raggi di un sole sempre più caldo, voglia di ostriche e ravioli al nero di seppia. lascio alle mie spalle case di pietra umide sino alle ossa e dalla calce macchiata, una pizza alla farina integrale e senza pomodoro (amenochè il doppio concentrato meriti questo nome), una jurta au tour de la quelle ça brasse trops. foglie sui tigli, papaveri tra la gramigna, la roquette e gli spinaci montano al sole, l'ippocastano fiorisce, la vite americana si intreccia ai mattoni, baci e abbracci attorno ad una grappa ed un brandy. in un giorno di aprile ti ho rincontrata, il vento dell'ovest rideva gentile...invischiata nelle strade strette e nei tetti di pietra, avevo dimenticato quanto fosse bello ritrovarsi attorno ad un piatto di pasta e quelques boules de glace, ritrovarsi tout court. perchè mi sento impoverire in un bled perdu tra itinerari turistici e nulle part, mi accarezza invece il mistral dei mercati di mare. basilico e menta, fragole e limone, anche se non c'è a stringermi la vita, non mi sento sola.

sabato 25 aprile 2009

lunedì 13 aprile 2009

il giusto posto non si trova dopo dieci anni

parafrasando una canzone le cui parole rimandano a risvolti improbabili, mi dico che a tredici manco lo cercavo, un posto, pur già intuendo di non essere in quello giusto. mi angosciano i sorrisi fissi, il tono controllato che squittisce parole limate, le coppie ordinate, i muri bianchi e gli assi dei cessi puliti, il prato seminato ed il parquet cerato. "e che ne sai se a cinquant'anni non vuoi comprarti la casa?" alla faccia del no future, alla faccia della contestazione che non è giovanile, del modo di vita senza soldi e lavoro. perchè mi intristisce, regolarità di giornate già viste altrove, recitare sotto il fulmine cerchiato, lasciando per il lunedi di pasquetta una grigliata con passeggiata al fiume e motogp alla tele nella casa di campagna dei genitori. oggi sono incapace di vedere la differenza tra il pavimento bianco di oggi e le piastrelle candide di quattro anni fa. perchè l'anno scorso, in una cabina dai vetri rotti, il vento nel microfono e il cielo blu sulla testa, all'ombra di un casermone in un quartiere popolare (e i ragazzini di quartiere a giocare a pallone), mi ricordo il declinare gentile di un invito tradizionale, appuntando con rimpianto la ricetta degli agnolotti, senza pensare alle uova ed al cioccolato, restando all'ombra di un fico a curare i miei rapanelli (perchè l'effimero può appartenermi). e l'anno prima ritorno ubriaca sotto il cielo grigio ripetendo baudelaire per un esame con la lode, non riesco a venire sotto il getto d'acqua troppo freddo per la mia mancanza di contatto umano. sperando in qualcosa di diverso o consapevole di aver scelto il solito, ma non delusa per aver trovato l'uno dentro l'altro. per poi sentirmi raccontare di scraccate e righe di roba, ma sono normali anche quelle e perchè non approfittare di quello che si ha (o hanno, dicendo meglio). e in tutto questo, farmi venire paura perchè non voglio ritrovarmi ancora più sola ed incompresa, senza una casa la cui fine è segnata da una data in grassetto su un papier d'huissier de justice, senza i baci di cui neanche riesco a ricordare l'effetto sulla pelle dopo quindici giorni di lontananza (ed a forza ci si abitua a stare distanti e la vicinanza sembra rompere la libertà di essere solo davanti ad uno schermo). perchè non è figo il borghese con le case vuote, ma che schifo lo sporco della strada e le porte usate da materasso, la vita alla giornata senza figli ne padroni. voglio andarmene, ancorata da un frustino elettrico, mi lascio spaventare da quattrocento chilometri di nazionale quando vorrei passare gli oceani e i monti. non posso star bene, guardo un film.