sabato 7 marzo 2009

cocci verdi di bottiglia sulle piastrelle calde di una cucina en marecage, una bicicletta ed un pierrot ubriaco si affaccia, gambe a penzoloni, ad una finestra che non c'è sghignazzando come il pagliaccio di qualche film dell'orrore, ma se fa paura è perchè non vorrei vederlo finire a terra tra i fogli bagnati e le chiazze dei suoi disegni (pagliaccio di ghiaccio lo so non tipiaccio rimbomba tra i ricordi che si porta appresso). un viaggio come in un videogioco, lungo la linea bianca sino al bonus (ed è whiskey e cola, mica tanto regalato ma più buono di quanto non mi ricordassero i domenica mattina a sboccare). ed è un'épicerie colori e prodotti, frattalmente disposti su scaffali concentrici, scènario di un film che è un po' trash ma non di azione (perchè ho guardato attorno senza telecamere, ma per una sigaretta non è il caso, anche se tutto è così a portata di mano e basta essere una tipa per avere una malboro in dono). braccia al sole e segno di una canotta sulle spalle, un primo bagno, ed è all'arancio del lampione di uno skatepark (se non voglio contare gli schizzi delle patate domenica,sotto un ombrellone bianco e giallo) acqua piacevolmente tonica senza cloro ne' riscaldamento (e non è il sangue che irriga un orteil tagliato da una piastrella sporgente, ma granelli tra le dita), spiaggia deserta ed il mare mi incanta. incontro bizzarre, senza langhe ne' aerei, scoprendo che un tumore non riesce a cambiare chi in fondo non è che uno stronzo fascista (ed invece un bambino cresce, sorridendo ai suoi maglioncini di angora blu). non faccio niente che non sia vivere, perduta tra l'odore di fleur d'oranger ed anice, una città il meno franchuissarde possibile, ma i tetti sono blu sulla prefettura e la mairie (e perchè non di paglia per bruciarli con i megot delle sigarette perdute da passeggeri ubriachi sulla mia auto?)