sabato 18 giugno 2011

j'arracherai vos barbelé avec les dents

paradossale down fatto di ascesa, e che, forse serve a questo toccare il fondo?
perchè parlare, anche se spinti da sinapsi imbottite, fa bene, fa terribilmente bene. perchè in notti vissute, momenti indeterminati in un cielo scuro che sembra non cambiare mai, se riesco a sputare gli ingarbugliati filamenti di pensieri che troppo mi hanno legato quasi fino a soffocarmi stritolandomi, non posso che star meglio, anche se c'è ancora troppo catarro agglutinato che mi coagula nei bronchi e nella testa. seni paranasali graffiati e chimicamente ingombrati mi impediscono di ritornare tra muri troppo bianchi e dritti, un soffitto che sembra abbassarsi ed io in mezzo, incapace ed in ogni caso inutile di stendere le braccia contro la gravità. ansia di solitudine mi illude che ci fosse qualcun altro forse ci riuscirei. ma non serve a niente, nel fango nero vischioso, essere in molti a lottare contro l'inesorabile ruggine di tempo che passa, troppa pioggia e troppo sale sulle strade ghiacciate perforano e si infiltrano nella lamiera, tentacoli così esteticamente affascinanti quanto disastrosamente dannosi. un pascoli mi rimbomba in testa con la sua digitale purpureamente attraente nella sua seduzione assassina. e fosse solo una metafora e non il riflesso di troppi attirati come allodole da uno specchio di stagnola. ma è troppo facile addossare ogni colpa a vegetali inermi, illusi di allontanarci producendo intrugli assuefanti. perchè brividi di freddo e angoscia che mi perfora, esofago che trema teso, sale caldo di lacrime asciutte disegna le mie occhiaie di triste incapace a lasciarsi in balia della brezza dalla portata aleatoria. Perchè è ora di andare, l'ho capito e spero che non sia troppo tardi, ma già mi basta per farmi sorridere, insidioso meccanismo perverso.