domenica 7 dicembre 2008

casa

una stanza a cullarmi non mi capitava tutti i giorni da un po' di tempo, e senza bisogno di una casa me ne sono andata in giro per il mondo (senza ammirare l'eccezionale, ma strascicando un po' di banale stupore tra i chilometri) approdando ad un castello senza principe azzurro. una parete della stanza, quella sì, è bleu claire, come il riflesso della lune in una notte illuminata, più del cielo e meno del mare. penso che adolescente debba averlo sognato, con gli occhi chiusi dietro ad una stella cadente di agosto, di essere qui ora, senza proprietà ne rivendicazioni, tra i colori della vernice fresca e l'odore della stufa, con il flex che risuona nelle stanze e nelle ore, la musica che rimbomba qualche corridoio più in la, il profumo di zuppa che sale dal basso. diciottenne ubriaca su una strada di mare, ardendo canne e baci, dopo aver sbirciato la vita di posti occupati, devo averlo espresso ad una scia luminosa di voler prendere il mio posto da una certa parte della barricata. e sto imparando a saldarle le inferirriate che barricano le nostre porte, rendendomi conto di come ce l'ho fatta a credere in quello che volevo fino a farlo,a costo di scoprirlo con l'etereogeneità del reale e senza i tagli netti dell'immaginazione. e se volevo andarmene da una torino incocainata e fredda, sono riuscita a varcare con un duecentosette scassato i pendi ghiacciati, fermandomi sotto la neve e in un vecchio bar francese a bere il primo caffè allungato, il bianco dei pini è stato troppo a lungo sulla mia retina, ma l'entusiasmo dell'arrivo mi ha riportato in avanti ed indietro nel tempo..

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