lunedì 11 maggio 2009

filosofia tossica





trapiantando le piantine di basilico nate troppo strette in un vasetto industriale, sotto il sole velato di un maggio caldo, lascio andare la mia mente, mentre le mie mani si riempiono di terra argillosa e tiepida. ho ancora nelle narici il profumo forte dell'origano selvatico che l'odore di pesto di una foglia di basilico accartocciata mi rimanda al piacere del cibo. e come una mela che cade dall'alto, un braccio che galleggia in un bassin d'acqua, finalmente capisco. quando avevo sedici anni e sui banchi di scuola un professore dai capelli bianchi e gli occhi glaciali ci spiegava con il suo forte accento piemontese in che cosa consistesse l'atarassia epicurea, non potevo far altro che ripetere il concetto, senza riuscire in fondo a comprendere come il piacere potesse venire dall'assenza di desiderio. e anche quando fu il turno della prof di latino presentare Lucrezio ed Orazio, non ebbi nessun problema a vedere nel de rerum natura e nel carpe diem il rifiuto per una società basata sul dovere e la negazione del piacere, la critica radicale della religione, un no future antelitteram. ma ancora il concetto di atarassia aveva un che di paradossale. e in un orto che si pretende biologico (e de toute façon non avrei la thune per dei diserbanti e pesticidi bayer) ho ripensato a questi giorni di (ab)usi (inspiegabilemente per certe sostanze esiste unicamente l'(ab)uso e non l'utilizzo dal momento che nella società repressiva codificata dalla lingua l'uso è uguale a zero, c'est à dire, se u = 0, u =/ 1, 1= a) ed infine ho compreso. galleggiante nell'allucinata lucidità, ho capito come il ben-essere possa venire dal non aver nemmeno bisogno del super tabulé, dell'ottima pasta fatta in casa o delle lasagne maison. sono golosa, immelmata dal girone di coloro che sono immersi nel fango e parlano a dante, ma posso stare magnificamente bene quando il bisogno/desiderio del cibo, ad esempio, mi abbandona. il desiderio di cibarmi (e il piacere di farlo bene) non è altro che una maschera ad una necessità vincolante per tenersi in vita (e pensare che non riuscivo a comprendere cafè quando descriveva in questo modo l'atto di mangiare). e quando viene meno, sto bene, in una bolla in cui non ho bisogno di nulla. sicuramente epicuro non poteva conoscere gli effetti delle droghe sintetiche, ma con altrettanta certezza si potrebbe affermare che conoscesse sostanze psicotrope naturali capaci di indebolire la sensazione di fame (più che indebolire direi quasi abolire), facendo fluttuare la testa in un'anestetica atarassia (d'ailleur, più atarassica di un'anestesia cosa c'è?). mi piacerebbe dunque poter riprendere sotto mano i tomi del mio libro di filosofia (ormai passato nelle mani dei miei fratelli e chissa dove), per poter immaginare epicuro en train d'écrire dopo essersi fumato una stagnola (d'accordo, d'accordo, la carta alluminio non doveva esistere). ma a tutto questo c'è un limite. una grande eccezione che forse non conferma la regola. se, ad esempio, un po' di speed può far completamente sparire la sensazione di fame (e dunque il piacere di mangiare, dal momento che ci ho pure provato ad forzarmi nell'assaggiare una microscopica parte di tagliatella fatta in casa dicendomi devesseretroppobuona, ma la forzatura era ben maggiore del piacere) come porsi nei confronti del sesso? ovvio che, sboccando per aver preso dell'oppio non pensi molto a come metterti perchè la penetrazione sia il più possibile profonda, ma con dell'md e certe alchimie di anfe, le sensazioni di uno sfregamento clitorideo vengono ancor più amplificate, scuotendoti in un'onda di piacere decisamente difficile da descrivere (e del resto, per rimanere in tema, c'è chi paragona ad uno shoot di ero). quindi in realtà, se l'atarassia può essere la defonce (termine gergale francese difficile da rendere in italiano, una sorta di fusaggine, sballo, il garzanti dice "effetto della droga" e forse non sbaglia, anche se droga è un po' generico) est-ce que è maggiore il piacere del non dovere o il piacere nel gustare? pur non potendo rinunciare da lucida o con alcune sostanze (si veda in particolar modo alcool e thc) al desiderio di un raviolo al nero di seppia ripieno di salmone, orata, aneth, persil e basilique, direi che per la bouffe, beh, preferisco il non mangiare. per dormire, ovviamento preferisco il restare ben sveglia e reattiva, camminando dopo una notte insonne sulle rocce incatramate alla ricerca della spiaggia perfetta che non esiste (l'eccitazione delle volte ammène alla wanderung, ovvio che gli speedanti sotto questo punto di vista forse non aiutano, anche se alla fine non c'è bisogno di cercarli i modi in cui dissipare energia). ma pour la baise, beh, devo dire che preferisco le sostanze che non anneantiscono la libido, trovando l'atarassia negli istanti che seguono un orgasmo violento (che del resto, sballa!). ma resta altrettando ovvio che nella buia ricerca di un amante senza esito positivo (e la tristezza inquieta di qualche anno fa ne può essere testimone) il solo modo di raggiungere l'atarassia senza bisogno di nessuno sia sopprimere anche quel desiderio che nella sua sola realizzazione appare l'essenza stessa del piacere (tanto quanto, ricevere un due di picche non lo è per niente). ed ecco quindi perchè è nell'atarassia che epicuro vede il vero piacere. perchè non si ha bisogno di nulla avendo già tutto. ma quando la boullette finisce?

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