lunedì 18 maggio 2009

confidenze ubriache: chui une pedée avortée

alla cornetta azzurra di una cabina ormai non più fredda, capisco che posso essere felice anche così. "et ça fait trops longtemps que je ne suis pas tombée amoureuse" e mi chiedo fino a quanto vale la pena di soffrire per una lontananza.
di fronte ad un ordi, mentre le nuvole ingannano l'alba e non sono nemmeno le sei e non so se ho sonno a sufficienza per dormire. insidioso infido mal di stomaco, ad irrigidirmi ulteriormente in una sala concerti in delirio, ricordando la betise di un doppio vodkalemon troppo freddo. ma qui ça va, non cerco nemmeno chi potrebbe tagliarmi privandomi di uno sguardo, troppo poco alcool per -non- pensarci. e lenzuola viola di un cassonetto, un mercato di frutta, spezie e ferraglia, le poubelles di un quartiere di platani ed eglise, un rayon di solei obliquo a sufficienza per attraversare il vetro spesso di una canette vide. una monsignore ed ecco di cui acquistare una brise marina (ah, il francesismo mi inganna: et voila de quoi acheter), un carrello al centro della strada. il freddo inatteso di una serata di maggio, a stento credo che una sola settimana è trascorsa dal mare dal vento dallo speed e dall'alcol, dai sessantanove e leisopraluisotto. mi programmo un viaggio immaginario, di treni e sorprese, storie e racconti giusto prima dell'ultimo verre (mica perchè si vuole smettere, ma le bottiglie si svuotano come bidoni al sole). troppo lucida

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