venerdì 27 gennaio 2012

cloruro di sodio dalla retina

mi chiedo se mi ci voglia una terapia psicoanalitica oppure, per smettere di piangere, mi basti potermi credere non sola nella lotta à rebours contro dei mulini a vento dalle sembianze di eoliche metalliche che paiono pronte a stritolarmi nei loro ingranaggi. pesto le vecchie cicche appiccicate su un marciapiede, nel caldo relativo di una giornata i cui raggi troppo obliqui tradiscono un sole invernale, trattenendo a stento dei singhiozzi secchi al fondo della trachea. tappando con tamponi di ovatta compressa i canali lacrimali, ma sentendomi nel contempo gonfiare sinapsi, zigomi, palpebre e occhi per l'accumularsi di secrezioni oculari.
come le protesi pip, anche le mie orbite finiranno per esplodere se non riesco a far defluire la bile verso i sampietrini che stanno aspettando qualcuno a scagliarli. esposti come in uno scaffale del supermercato, vorrebbero prima vedersi scaraventati contro l'occhio triangolare dei gingilli del grande fratello, per poi far fuoriuscire potentemente la rabbia che mi tortura, invecchiata e ammuffita sotto le sembianze di rimpianti e rimorsi.
perché non so nemmeno come faccio per dimenticarmi sempre che sti fottuti ciottoli che tappezzano con rigore geometrico e imperiale le strade per le carrozze dei re e i suv dei padroni, che mi pesano sulla testa instillandomi linee rette in testa e nel corpo, posso anche estirparli dalla loro posizione. e devo pure pensarci che mica sono sempre stati lì, nel loro grigiore putrido a fare agguati a donzelle sui tacchi.

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