lunedì 21 febbraio 2011

aspettando la teiera fischiare - aspettando il fischio della teiera

from...

inutile tentare un insipido parafrasare di metalibri troppo ben scritti, io che nemmeno riesco a fissare disgusto e incertezza per più di un giorno stanco e intristito dall'assenza di azione.
rendendo troppo ambigui i confini semantici da non saper più riconoscere una teiera da un metallico bollitore, ma in una ventata di manicheismo viscido (che nulla ha da vedere con il conflitto immanente di un celebre discepolo di Hegel) riesco perfino troppo a capire certi discorsi che ancora mi rimbombano nelle orecchie. e mi sveglio e lavo i piatti senza che non mi venga nemmeno più da sboccare. mi sveglio e faccio colazione, la bella abitudine di un caffettino (che non rima con niente se non oblio di quando non era solitudine), un sano yoghurt bianco acido ma cremoso ed un frutto succoso, aspettando il thè e i cinorrodonti che decuociono. mi sveglio e scendo a gettare il pattume, inviando un rapido sguardo alla porta del panettiere per risalire con un ingrato regalo di pane burro e cioccolato. e sotto le viscere di acciaio di un vecchio furgoncino tanto bello (nella mia retorica autoconsolante) mi chiedo perchè non ci sia nessuno attorno, se non squallidi vecchietti sdentati che passano guardando di traverso il grasso sulle dita e la faccia, non c'è nessuno se non qualche scout che si ripete "ecco cosa non si deve fare" guardando un mercedes scassato con i cccp che urlano dalle casse prive di bassi. ancora una volta mi stupisco di quanto mi faccia male l'ennesima sbucciatura alle sinapsi, graffiate da quello che potrebbe essere. o quello che vorrei fosse? o quello che è stato e rivorrei? cerco di inventarmi scuse plausibili a me e agli altri, di costruirmi una faccia, come goffman immagina giocando con l'argilla della costruzione sociale. e ne frattempo scrivo post privi pure della fiducia del non trovare un punto d'inversione. televisione e consolles echeggiano tiranniche davanti agli occhi e le orecchie che vorrei cotonate o molto più semplicemente impegnati a condividere rumori assordantemente goderecci e immagini di gioia piacere e distruzione. mi ritrovo persino imprigionata nelle note della paranoia ossessiva e rabbiosa, senza rendermi conto di come le avessi abbandonate.
e aspetto, aspetto ma mi sembra che sto bollitore fischi sempre al momento sbagliato.

to...

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