giovedì 4 febbraio 2010

in ogni caso...




tanfo di grasso di un salmone sprofondato in una coltre spessa di burro a intingere dita pallide e mai abbastanza pulite. mi fanno paura le parentesi, mi sento imprigionare in una situazione troppo vecchia, non so come capacitarmi di essere (di nuovo) finita qui. perchè studiare alla ricerca della biblioteca perfetta, dentro uno stanzino di serigrafia, le macchie di colore acrilico sul tavolo ed i vestiti appesi ai fili, leggere in una soffitta gialla col grecos a prendere le cartines e i nuer che in un modo nell'altro scorrono, sottolineare su del legno grezzo con una bottiglia di bianco e grossi fiori blu anni settanta, cercare di scrivere su una formica squallida di una tavola fin troppo spesso ingombra di qualsiasi traccia e roccia, beh, nulla ha a che vedere con il serrarmi lo stomaco di un incubo che sembra ritornare. ma il peggio è che difficilmente mi sembra possa essere stato diverso, una falsa pelle di ghepardo cangiante per dei biscotti verdi nulla ha a che vedere con la spaventosa lucidità di cui mi sento prigioniera. mi chiedo dove sono andati a finire gli ultimi due anni, cancellati dalla stessa opulenza di merda che mi pesa sulla pancia e le tempie. nemmeno riesco ad avere la forza per urlare o scappare, intrappolata dalla voglia di sboccare sul palchetto lucidato. e non ho neanche il coraggio di alzare una cornetta per sentirmi meno sola, perchè cerco di antideprimermi a suon di passiflora (e dire che ho visto gente sniffarsi antidepressori per suonarsi). non voglio la neve, ma sento il caldo soffocante di un termosifone che non riesce a scaldarmi le viscere, decisioni del cazzo, e dire che avevo sempre sostenuto che non avrei mai avuto rimorsi. o forse era rimpianti?

1 commento:

moi ha detto...

le pinze, dove le ho lasciate ste cazzo di tenaglie?